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martedì 13 agosto 2013

Caresi respira

Trovo che ogni luogo abbia una sua energia.
Trasmetta qualcosa di positivo o negativo, più o meno forte.

E' qualcosa che io avverto, come altre persone sensibili.
Lo credo, soprattutto. Come altre persone che forse sono grulle. O forse sono oneste.
E siccome Sentono, Sanno.
Senza bisogno di troppe spiegazioni condivise.
Funziona così, come altre faccende invisibili che si avvertono, perlopiù non si spiegano e sono indiscutibili.
Tipo l'amore e la gioia, per dire. Ma anche la nausea, il prurito o uno starnuto che sta arrivando al naso. E la lista è lunga e meno soggettiva di quanto si possa pensare.

Ci sono mille interferenze poi, che variano le percezioni. Aspettative, credenze appunto, semplici e determinanti gusti. E chi più ne ha, più ne metta. Se proprio deve.

Ho visitato un posto carico di energia densa come marmellata.
Energia positiva e curatrice.
Le Pietre Magiche di Caresi in Sardegna, sono un luogo che è entrato nel mio cuore e che sono grata di aver potuto conoscere.
I miei amici, novelli sardi, me ne avevano parlato da mesi. E mi avevano parlato anche del custode di questo posto, Antonio.
Lui è stato la guida perfetta ed emozionata della nostra visita.
Dopo pochi passi dall'inizio del percorso, ho iniziato a provare sensazioni molto forti, e ho così potuto capire meglio quanto stava per raccontarci.

 
Antonio ha fatto un incubo poco più di 10 anni fa. Ha sognato che Caresi sarebbe sparita, cancellata dalle mappe, dimenticata dal mondo. Si è svegliato turbato e affranto, con un motivo enorme per lottare.
E da allora ha cominciato la sua battaglia quotidiana, pacifica e determinata affinchè questo luogo antico, crocevia di storie e destini, possa resistere al disinteresse e alla noncuranza.

Questo luogo, per millenni, è stato un centro di aggregazione per le persone che hanno abitato questa terra.
Sotto l'ulivo millenario venivano a celebrare matrimoni e a svolgere processi.
Intorno al monolite al centro della tenuta, si narra si riunissero le comunità della zona per celebrare riti sacri e le pietre lì attorno vengono considerate curative da secoli.
Antonio, racconta, riporta dati e studi che vengono svolti, numerosi, su questo luogo.
Lo fa con umiltà e verità.
Aggiunge le storie della sua vita e della sua famiglia, da generazioni vissuta in questo posto, e lo fa con naturalezza e passione. Contagiose.
Ci regala racconti preziosi, ci appassiona alla sua storia.

Il passaparola oggi tiene vivo l'interesse per questo luogo, che lui custodisce e presenta a chi desidera visitarlo. Le risorse per gestirlo sono poche e sono sbalordita al pensiero che un posto tanto speciale non goda di maggiore popolarità e considerazione. Molti sardi nemmeno lo conoscono.



Sotto l'ulivo millenario ho provato la sensazione che il tempo si fosse fermato.
E la stessa sensazione l'ho ritrovata nel cuore dello stazzu, al cospetto del monolite, in un'agorà naturale, affascinante e suggestivo.

Lulù, la cagnolina di Antonio è arrivata al limitare di questo santuario di rocce, ha rallentato la sua corsa allegra, si è seduta.
E' rimasta lì un paio di minuti, a contemplare le pietre.
Appena svolti, e dietro ad alcune rocce trovi questo luogo magico, non puoi far altro che rallentare.
Come non entri in una chiesa o in un tempio di corsa, nemmeno qui entreresti in fretta, senza notare che questo posto è diverso dagli altri. Ti fermi, perchè l'energia che lo avvolge è intensa e cristallina.
Abbassi la voce, ascolti.
Respiri, insieme a questo luogo magico, respiri.

Il nostro giro dura quasi tre ore, eppure abbiamo camminato poche centinaia di metri in questo stazzu. Sento una farfalla di gioia sbattere le ali sul mio cuore e tenerlo fresco.
Posso abbracciarti? Grazie Antonio. E lui mi riceve con un abbraccio dolce e sicuro.

Antonio si apre con noi, si racconta mentre racconta questo luogo santo. Dice di essere stato un orso quando era ragazzo e poi gli vedi gli occhi luccicare di commozione mentre racconta del padre e dell'esempio che gli ha dato.
Quando lo salutiamo, ci ringrazia.
Ci ha aperto la sua "casa" e ci ringrazia, capisci?



Io sono una persona fortunata. Perchè So Sentire. E non mi serve altro per credere.
Ho una tessera che mi registra come socia nella cura di questo luogo. Ne sono onorata.
E scriverne è un mio contributo, perchè forse tu che leggi adesso e Sai di cosa parlo, potrai contribuire a preservare e far conoscere Caresi.

Mi è accaduta una cosa speciale durante la visita. Avevo portato con me un piccolo quarzo che desideravo "caricare" dell'energia di questo posto. L'ho posizionato in varie nicchie del monolite, e nelle rocce circostanti. Mi chiamava ogni pochi minuti, e lo spostavo da una parte all'altra con un timing preciso, quasi a comporre una sequenza segreta, cadenzata e spontanea.

L'ho dimenticato.
Mi sono accorta di aver lasciato il quarzo sul monolite, quando eravamo ormai quasi al termine della visita, ormai lontani dal punto in cui lo avevo lasciato.
Sono proprio bionda oh. L'ho pensato subito con un certo imbarazzo.
Mi sono chiesta "vado a riprenderlo?" e una parte di me, sicura, serena, gioiosa, senza alcun imbarazzo, ha risposto No.
Semplicemente no, il timing per chiudere quella sequenza segreta è più lungo del previsto.
E non lo conosco. Non so quando tornerò a Caresi. Ma accadrà.
So che il mio quarzo è lì a prendere energia potente. E ad Antonio ho chiesto di custodirlo.

Assaggio le marmellate e la polvere di mirto di Caresi e chiudo gli occhi.
Respiro e attendo per tornarci. Ho un appuntamento col mio quarzo, aspetto che mi chiami.

1 commento:

  1. Per me tutto quello che ho letto e' stato molto emozionante!!! Quanto mi piacerebbe venire a veder questo posto magico, con te magari a recuperar il quarzo ad assorbir saggezza, baci

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