Immagino.
Secondo me stavi appollaiato sulla finestra del locale, con le gambe penzoloni, un po' guardavi fuori, un po' guardavi noi. Mangiando pop corn.
Immagino e scusami se lo faccio - "smettila di guardarmi, io non ci sono" - mi avevi chiesto in sogno tempo fa.
Ma non te la saresti persa, questa. Immagino.
Da quando hai preferito andartene, sarai stato in molti luoghi del Tempo. Lasciami fantasticare.
Una capatina su Orione, un weekend ad Atlantide, un giro in mongolfiera in Cappadocia coi nipoti che avresti avuto nel lato B mai vissuto del tuo disco.
Quindi, magari oggi eri anche sopra le teste di noi due, personaggi comprimari della storia che qualche mese fa hai smesso di ascoltare, senza avvisare.
Immagino.
Non capitava da 7 anni.
A me e a lui, di dividere uno stesso tavolino, nella stessa città, nello stesso Tempo. Lo avevamo evitato con cura fin qui. Io soprattutto.
In questo incontro quasi surreale, epilogo di un libro già scritto e consumato,
tu avrai riso di entrambi forse, disinvolti come ippopotami sul ghiaccio - a tratti. Mi è sembrato persino di sentirti.
E magari ci hai suggerito le parole talvolta, a bassa voce, senza farti notare.
A me un paio di volte almeno, che ho pronunciato lezioni che proprio non avevo preparato,
ma credo sia accaduto anche a quell'altro.
Un paio di volte infatti mi ha quasi stupita, massimo tre, contando i silenzi. Tutte le altre è rimasto nei binari di un copione che RIconosco a memoria. Tremendamente rassicurante, in fondo.
Alla fine hai anche ruttato,
ti rivedo in quel bambino nel tavolo a fianco che con un rutto impertinente a volume stadio ci ha fatto ridere e impedito infine di precisare progetti e cornici su quanto stava accadendo.
Eravamo lì per te.
Per te, complemento di Mezzo. Attraverso di te. Così come era iniziata, no?
Lo dicevo, lo sentivo io, che rivedersi sarebbe stato come chiudere un cerchio. Ora lo sto capendo meglio.
Ci siamo incontrati
Ora, non prima, perchè questo
Dopo
che si è creato, non che tu lo abbia incluso nei tuoi Piani, ma è accaduto,
ha spianato muri insormontabili. Li ha sbriciolati,
una bomba atomica appoggiata sul bordo della Verità di ognuno.
Perchè è accaduto? Non sembrava necessario, Prima.
Per farle Spazio, alla Verità. Per lasciarle finire di spiegarci la sua lezione. Perchè è rimasta in gabbia a lungo, ormai sfinita ma ancora orgogliosa. Ora è tempo di lasciarla uscire. Vederla andare, vivere, cambiare.
E' come una bolla di sapone.
Immagino.
La Verità ha bisogno di riempire un suo spazio, esistere, raggiungere il suo limite, per poi dissolversi. Lasciare un alone soltanto.
La Verità.
Che magnifica cosa è adesso la verità.
Mi sembra anche cristallo, puro, riflette tutti i colori come un prisma. Non mi fa più paura.
La mia, la sua.
Anche quella di chi ha giudicato sapendo poco o troppo.
Quando le lasci il suo spazio, la verità smette di ruggire, di sbavarti sul collo, la smette di morderti le chiappe.
Ti lascia riposare, ti lascia in pace.
E ti accorgi che la conoscevi. Che stava in un posto solo. Dentro di te. Da sempre.
E senza di lei, non saresti chi sei adesso.
Puoi lasciarla andare, dopo averla affermata. Lasciarla tornare da dove è venuta.
La verità è la medicina migliore. (cit. M. Grad Powers)
E ti ritrovi nel regno di Quello che E'. E' il posto migliore da vivere, da conoscere, da amare. Se decidi di stare lì, potrai vederTI. Vedere gli altri. Per la prima volta, per davvero.
Quante energie avrai visto muoversi, immagino.
Magari, dall'alto, ti saran sembrate un piccolo tornado:
a me lo è sembrato,
rivedere quell'altro oggi,
che per anni densi, colorati - sembrati secoli - ha recitato il ruolo migliore, il Ken nella Storia di ogni Barbie di plastica,
e poi per altrettanti secoli e più - cupi e assordanti, si è strameritato quello peggiore di ruolo, l'efferato antagonista, capace delle peggio schifezze concepite nel mondo delicato dei giokipreziosi.
A vederle, il Sig.Mattel si sarà più e più volte rivoltato nella sua tomba - di cellophan.
E poi
fare con classe, quello che ho sognato - letteralmente sognato - di fare, tante volte in questi ultimi anni:
senza paura enunciare a lui episodi, definizioni, sensazioni, rivelazioni tardive, ognuna dal punto di vista di quella che ero.
Giovane, ingenua, pura.
C'è ancora quella ragazzina, non vive più nella sua villa di plastica, ed era lì presente, oggi.
Ma non era più sola.
E' stato un pomeriggio campale. Senza armi. Senza territori da conquistare. Solo da liberare.
Come siamo andati? Sorridi, immagino.
Sarà servito? Era necessario, - evitarlo non serviva più.
Solo tu sai perchè lo hai fatto, andartene così.
Io ho immaginato che il dolore accumulato, incapace di smaltirsi, ti abbia spinto in fondo ad un labirinto. Dolore di battaglie perse, di malattia indomita, di ricostruzioni in sabbia - asciutta di Passione.
Dopo,
subito mi sono chiesta
Che cosa ne abbiamo fatto NOI di tutto quel dolore - invece? perchè una parte della tua storia è anche la nostra.
Abbiamo conosciuto parte di Quel dolore che ha attraversato, in pieno o di striscio le nostre realtà. Che ci ha spinti, schiaffeggiati, pilotati. Per un po'.
Pure troppo. Ma anche BASTA direi.
Oggi è rimasta solo la Verità, di ognuno. Diversa per ognuno, ma non così tanto, a guardarla bene, onestamente.
Sfaccettata ma semplice.
Oggi l'abbiamo Liberata, un po' di più.
Io pensavo di dovermi difendere dalla Verità, invece era l'unica a potermi illuminare. Senza la luce della verità, che rivela il volto, mostrarsi sarebbe stato solo Fiction.
E so di cosa parlo.
Liberi tutti. Oggi.
Immagino.
Lo so che ci hai visto. E se non c'eri, era come se fosse, amico mio.
...
Il mago le appoggiò le mani sulle spalle, avvolgendola nel suo sguardo colmo di calore.
"Ascolta attentamente, mia cara, perchè quanto sto per dirti è della massima importanza" le disse poi, scandendo bene le parole. "Gli anni sono passati, al pari dei pericoli, e adesso non corri più alcun rischio ad essere così come sei."
...
cit. M. Grad Powers
(dal libro "La Principessa che credeva nelle favole" ed. Pickwick)
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