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martedì 4 dicembre 2012

KAI ZEN alla Zanardi

No, non è sushi romagnolo.
KaiZen è si giapponese ma è come si legge il mio tatuaggio.

Oggi in un intervista al meraviglioso Zanardi leggo che
Kai sta per cambiamento,
Zen per miglioramento.
In realta',  quando mi son fatta fare il tatoo, conoscevo solo il significato complessivo dei due ideogrammi, ovvero "continuo e costante miglioramento". In quell'Era, questo monito da supereroe mi piaceva così tanto da farmelo scrivere sulla schiena.
Ultimamente guardaunpo' mi sta un po' sulle palle, che vivere cosi', sempre in quarta a dover -diciamocelo- dimostrare che non ci si ferma mai e si e' sempre piu' fichi e' una stronzata. Inumana.


Preferisco la nuova lettura alla Zanardi. Lui cita il kaizen riferendosi a come lo definisce un suo amico:
Zanardi sei una Testa di kaizen.
L'ironia salvera' il mondo, pertanto:
Piacere, sono anch'io una testa di kaizen.
Cambiamento e miglioramento.
Come una fede che l'inevitabile sia positivo per natura e piena volonta'.

Un po' come l'idea che puoi andare Con le cose o Contro le cose che accadono. Sei libero. E sei un po' imbecille se ti complichi la vita da solo a quel punto no?
L'ha detto Osho, mica io eh. Cioe' non proprio cosi', è una mia libera interpretazione.

Tipo. Da qualche giorno mi e' arrivato il freddo dell'inverno. Sbam, mi ha presa in pieno, un bel frontale. E non parlo del tempo, quello pure conta, alzi la mano chi non è metereopatico almeno un briciolino. Succede che sono avvolta in una nebbia emotiva scomoda.
Sono a disagio in questi giorni. Incontro emozioni che pensavo dissolte, invece forse erano solo evaporate. Tristezza, rabbia, impotenza. Nulla si crea nulla si distrugge, c'e' un ciclo nelle cose come per l'acqua. Anche nelle emozioni.
Ora sento una nebbia densa, un freddo attorno così confortevole che forse i tacchi in spiaggia.
Freddo che mi ronza nelle orecchie, simpatico come una cimice sbronza.
E niente, mi capita. Ho bisogno di tepore, riparo, lenta vicinanza.

Facciamo che ho bisogno di improvvisare senza forzare. Faro' questo esercizio in questi giorni. Slow. Lo prometto, piano.
Cazzo avro' imparato qualcosa.

Vado a Roma e ci resto fino a venerdi, a cambiare aria e lo so, ci vado con Me, lo so che questo sentirmi sottoquota me lo porto dietro ma conto nell'effetto sorpresa.
Mi sorprendero' distratta da un'aria diversa e se non basta progettero' il weekend con i miei amori cosi' come lo sogno al rientro.
Basta, al lavoro pensero' il meno possibile.
Chiedo all'universo ispirazione creativa per ipotetici piani B.
C e D, anche J e T se proprio.
Resto in ascolto a braccia aperte, sotto le coperte di questa preghiera che mi rinfranca.

Roma nun fa la stupida, mica solo stasera.


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