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mercoledì 18 giugno 2014

Meglio di Jurassic Park - African Journal DAY 11 e 12

(Stai leggendo una pagina di AFRICAN JOURNAL - il diario del mio viaggio in Zambia nel 2012.
Trovi il resto sotto l'etichetta Africa. Sì, qui le cose semplici vanno alla grande.
Se vuoi altre info sull'associazione con cui sono partita, scrivimi, orsù: esplorattrice@gmail.com)

  h 7:41   South Luangwa National Park ZAMBIA - DAY 12


I miei consigli per un felice soggiorno al Marula Lodge del South Luangwa National Park:
- scegliete un bungalow lontano dalle piante. Mi ringrazierete.
- sistemate la zanzariera a tenda sopra al letto prima che faccia buio. 
Lo so, dovrebbe essere ovvio. Ma se, come me, avete abbassato la guardia riguardo al timore delle malefiche zanza malariche, dal momento che sull'altopiano non ne avete incontrate, ci penserà una di loro a punire la grave noncuranza.
Perfida. Zanzarerà nella vostra orecchia sinistra per tutta la notte. Il messaggio terroristico subliminale "buahaha moriraiiii" non garantirà un dolce riposo.

Sbagliando si impara. 
Il mio bungalow era perl'appunto sotto una magnifica pianta.
Chi poteva immaginare fosse il parco giochi prediletto da un branco di scimmie scalmanate? Babbuini bastardi.

Vi hanno intrapreso scorribande ripetute e improvvise sui tetti metallici. Mi è sembrato di dormire in territorio di guerra sotto ai bombardamenti.
Il rumore di rami e non so cos'altro, caduti (o lanciati, maledettiii)  sulla lamiera nel silenzio della notte, rimbombavano come esplosioni. 
Negli intervalli sentivo la zanzara malefica, ovviamente. Si eran concertati al tramonto, me li vedo.
Ogni tanto ci si metteva pure il barrito di qualche elefantone mastodontico in lontananza. Conciliante.
Notte indimenticabile.

Abbiamo trovato le zanzare perché l'altitudine sul livello del mare scende rispetto a Chipata (1140 m). Siamo circa a 400 metri e fa sensibilmente più caldo. Plettro ha beccato una zanzara in camera dopo pochi minuti dal suo arrivo. Era di pessimo umore.

Oggi ci siamo svegliati qui, in gita in uno dei parchi nazionali più straordinari di tutto il continente.
Ma andiamo con ordine.

Sono rimasta molto indietro nel mio racconto. Giornate ancora più intense.
Lunedì era festa nazionale come ho accennato e nessuno scavo e' stato compiuto. Come previsto, purtroppo. Ci abbiamo sperato fino all'ultimo, nonostante le basserrime probabilità. 
La giornata e' stata impiegata per visitare 3 villaggi nei quali abbiamo realizzato pozzi lo scorso anno. 
Ore e ore di piste zeppe di buche. Erano con noi anche i due ragazzi milanesi ospiti di Mennea e Risola.
Uno dei pozzi, nel villaggio di Kalumezulu, si trova a 22 kilometri da Chipata e serve un'ora e mezza di jeep per percorrerli. L'acqua del pozzo è piuttosto ferrosa, ne abbiamo preso un campione ma purtroppo non sappiamo se potrà essere analizzata in tempo utile. A distanza di due giorni, come l'odore annunciava, ci troviamo residui ferrosi purtroppo. E' un problema al quale si può andare incontro, dovremo trovare un modo per intervenire.
Un ulteriore difetto è anche la pompa fuori asse, seppur funzionante. E' sicuramente uno dei pozzi peggio conservati.


Mentre viaggiavamo lenti e a sobbalzi sulla pista sono riuscita a terminare la lettura del romanzo Fa bei sogni di Gramellini, era un pezzo che volevo leggerlo. Ho pianto un botto in macchina ma la milanese seduta accanto a me non sembra averci badato, o ha comunque preferito far finta di nulla e continuare a fissare la savana.

Giornata infinita, siamo rientrati in missione nuovamente dopo il tramonto ma questa volta era tutto sotto controllo, o forse stiamo semplicemente facendoci il callo, all'inquietudine della strada notturna più pericolosa di sempre.

Ieri è stata la nostra giornata al parco nazionale South Luangwa. Che esperienza unica! La aspettavo trepidante, con l'adrenalina a mille.
Sappiate, tanto per non fare brutta figura come l'ho fatta io, che i parchi nazionali africani non hanno recinzioni. Si, me li immaginavo tipo Jurassic Park va bene?
Ecco niente muraglie e recinzioni per il T-Rex. Il limite è il fiume. E gli animali lo attraversano, magari non tutti ma tendenzialmente sono liberi. Non si avventurano nei villaggi vicini perchè oltre i "confini" ci sono gli uomini. Intelligenti, tutti.

Purtroppo appena arrivati - ci siamo sparati il viaggio di andata con levataccia alle 5, e percorso di 3 ore su strada accidentata -  a Plettro è arrivata la notizia che un suo zio che era ammalato da tempo, la sera precedente se ne è andato.
"Lo sapevo che sarebbe successo mentre ero via" é stato il rammarico di Plettro a sommarsi al dispiacere della notizia. Lo aveva salutato prima di partire e sperava di poterlo incontrare ancora al suo ritorno in Italia.
"Adesso lui è anche qui" è quello che gli ho risposto io, di getto.
E proprio Qui intorno, ad aiutarci ad accettare l'Esistenza con tutto ciò che Dà e Chiede, c'è Tanta ma Tanta Vita.
Penso al parco che brulica di vita, con le sue leggi certamente crudeli ma necessarie in un perfetto, maestoso affascinante equilibrio. Un vero spettacolo primordiale che lascia a bocca aperta. Più di quanto potessi mai immaginare.


Il lodge è molto suggestivo. Si affaccia sul fiume e pochi metri sotto di noi, coccodrilli e ippopotami placidamente ammollo, sono ben visibili dalle panchine panoramiche. Ci accolgono i babbuini che prima di rovinarci la nottata ci sembran pure simpatici: scorazzano nel giardino come un gruppo di adolescenti rumorosi.
Poco dopo, faranno altrettanto un gruppo di elefantini magnifici. Molto meno "scattanti". Li avremo intorno durante il pranzo, a pochissimi metri dai nostri tavoli riparati da un edificio a porticato.
L'emozione è grandissima, la curiosità e i conseguenti rimproveri dello staff non tardano ad arrivare. "They change temperature in a while" ci avvertono.
Lasciamo i bagagli e partiamo con Bambo Francis alla guida della jeep, verso l'interno del parco.

Ecco. Il nostro ottuagenario pilota guida come un pazzo. A parte gli avvistamenti palesi, sarebbe stato impossibile scorgere gli animali nascosti nel paesaggio (nemmeno loro ci avran notati del resto, forse con un autovelox).
Il gioco "Scatta la foto prima che riparta" era a rischio gravi infortuni. Rimettava la macchina in marcia - sistematicamente - ogni santissima volta che noi, sul cassone della jeep, in precarissimo equilibrio, scattavamo "La Foto". Quella da calendario National Geographic (me piacerebbe).
Quasi subito ci siamo imbattuti in un gruppo di babbuini ed un paio di loro stavano giusto facendo tutte delle posizioni del kamasutra (dei babbuini). Non abbiamo nemmeno fatto in tempo ad estrarre la macchina che Francis aveva già fatto testacoda sgommando.
Tra le migliaia di scatti mossi, ne ho comunque collezionati di stupefacenti: elefanti, coccodrilli, ippopotami, impala a decine, gazzelle a centinaia, zebre a grappoli, splendidi uccelli, aquile, baobab da favola, paesaggi da valle dell'Eden.

Veramente magico. Dietro ad un muro di alberi e boscaglia abbiamo anche fiancheggiato una mandria di enormi bufali che sostava all'ombra. Da brividi!
Francis conosce il parco molto bene. Al di là della guida spericolata, si è nuovamente rivelato prezioso punto di riferimento, anche in questa occasione

Alla tappa baobab colossale, abbiamo fatto la quotidiana litigata al telefono con Fox.
Ci ha raccontato una baobesca palla: starebbe aspettando Bridge per scavare a Konkoni, come previsto dal programma di oggi. Bridge ha smentito un minuto dopo. La verità è che Fox non ha il denaro necessario per fare il pieno di benzina ai macchinari per raggiungere il villaggio e portare a termine il lavoro.
Piedone il Presidente e il Nordico lo hanno - apertamente il primo, e garbatamente il secondo - minacciato che, se domani non scavano come promesso i due pozzi che aspettiamo da giorni, la collaborazione può considerarsi conclusa.
Ad oggi - giorno successivo alla minaccia - l'ultimatum ha funzionato. Con la supervisione di Bridge sono stati scavati i pozzi di Simion e Konkoni. Sono le 16:15 e stanno raggiungendo Cizimati che dovrebbe venire scavato domani.


Il pranzo con gli elefanti presso il lodge è stato squisito.
Ho diviso la stanza doppia con Plettro in questa "gita" fuori porta. Grazie agli sforzi (deboli) per nascondere la peccaminosa circostanza e nonostante le distratte "uscite" di Corista e Cuggi di stamattina, forse siamo comunque riusciti a far credere a Bambo Francis che io ho dormito come al solito con Corista con la benedizione sua e della Chiesa tutta.
Manco alle medie.

Plettro ha potuto vincere la malinconia grazie alla magnificenza del parco.
L'"uscita notturna" che inizia alle 15:30 e termina col buio alle 20:00 ci ha regalato altre grandiose emozioni.
Mancavano all'"appello avvistamenti" ancora numerose specie e non si sono fatte attendere troppo.
L'incontro con un giovane leone sazio e appensantito dal pasto consumato da poco ci ha davvero colpiti: cena a base di spezzatino di zebra, la sua.
I resti del povero erbivoro sono sparsi nelle vicinanze a segnalare il menù del felino. Alcuni avvoltoi stanno sparecchiando, diciamo. La gamba di zebra abbandonata, mezza sgranocchiata, è stata la macabra insegna del naturale banchetto appena concluso. Non credo di essere stata l'unica ad immaginare, con un briciolo di terrore ma anche di eccitazione, a quale scena avremmo assistito se fossimo arrivati prima in quell'angolo di savana.


Spaventosamente affascinante. L'energia tremenda e sublime di quella caccia è ancora nell'aria.
Il leone boccheggia steso sotto ad un cespuglio arso dal sole, nell'impegno di digerire il proprio pasto. Spostandoci per riprendere la pista abbiamo intravisto dietro di lui, nascosta tra i rami, la cassa toracica insanguinata del povero cavallino juventino. L'odore di morte che ci ha investiti nell'area di avvistamento ha così trovato la sua consistente origine.
Lungo shooting per il leone, nella sua siesta pacifica post battaglia per la sopravvivenza. Credo che non lo dimenticheremo facilmente.

Anche facoceri e giraffe sono entrati nella lista degli animali della savana del nostro cuore. Troppo buffi, goffi e simpatici!


Anche l'aperitivo lungo fiume - a picco, niente riva, dal momento che ippopotami e coccodrilli sono molto meno amichevoli e simpatici - è stato un momento indimenticabile.
C'è anche da dire che siamo proprio un gran bel gruppo eh. Diciamolo.
L'abbiamo detto.
Ci divertiamo un casino e le risate copiose sono l'ingrediente che sta rendendo questo magico viaggio ancora più riuscito.

Dopo il tramonto la visita nel parco è continuata ma eravamo nelle mani - anzi negli occhi - dei due ranger, uno pilota della jeep e l'altro pilota di un precauzionale fucile.
Senza il maxifaro in dotazione alla jeep, capace di illuminare come un oceano la savana buia, non avremmo avuto la minima percezione chessò di passare al fianco di una mandria di elefanti rosa a pois gialli. Per dire.
Tra i vari avvistamenti notturni, numerosi attraversamenti pedonali della pista. La prima è stata la iena. Ghignava. Ci ha costretto ad uno stop e un brivido mi ha attraversato la schiena.
L'avvistamento più tenero è stato un coniglietto solo soletto nelle tenebre. Cuggi ha commentato caustico "Sta aspettando la morte". Vagli a dì de no.


C'era troppo traffico purtroppo. Gli animali non mancavano, anzi, ma abbondavano oltremodo i fari delle altre jeep in relativa lontananza. Pare la tangenziale di Milano.
Vabbeh, non esageriamo. C'è traffico.
Uno degli avvistamenti più agognati ci è stato segnalato da almeno altre 3 coppie di fari di veicoli in attesa dello spettacolo notturno più millantato: la caccia del leopardo. Era lontano un centinaio di metri da noi, già pronto a sferrare il suo attacco su di un gruppo di impala poco distante. Illuminato dai fari - riconosciuto col binocolo da Plettro e Corista, io non ho fatto in tempo a vederlo nel dettaglio prima che i riflettori venissero spenti per lasciarli un residuo di necessaria intimità - se avesse davvero compiuto il suo scatto sarebbe stato il vincitore del prossimo oscar per attore protagonista maculato.
Si sarà sentito un po' troppo osservato il poveretto, gli abbiamo senza dubbio rovinato la cena. Come ovvio infatti, non ha attaccato e al riaccendersi dei fari era già bell'e che sparito.

Al rientro verso il lodge eravamo stravolti, abbiamo cenato con le palpebre a mezz'asta, la nottata poi, come NON speravo è stata poco rilassante.

h 20:38 Chipata - Zambia

A colazione abbiamo preso caffè americano, pane burro e marmellata mentre l'elefante a 10 metri da noi ha preferito ergersi sulle due zampe posteriori e strappare i rami più alti dell'albero a fianco della veranda che ci riparava. Che spettacolo fenomenale!


"That's very nice!" ha urlato anche il ragazzo dietro il bancone del bar - in 7 anni che lavora qui non aveva mai visto una scena simile, così da vicino. Sono creature incredibili, sembrano provenire da un altro pianeta, hanno una grazia maestosa. Quando uno dei due bestioni presenti nel raggio di pochi metri si è avvicinato un po' di più, lo avrò avuto a 2 metri dal davanzale dell'area colazione. Il cameriere mi ripeteva a bassa voce un mantra perentorio: DON'T MOVE. Eccerto che dont muv, ti pare?! ho avuto il terrore che assaggiasse come dessert la mia reflex (nella migliore delle ipotesi), rimasta puntata verso di lui nel mio lunghissimo momento di immobilità con l'adrenalina a mille.
Sarei voluta scappare e allo stesso tempo non potevo distogliere lo sguardo. Paralizzata dalla fifa e dalla meraviglia. Lele ha preferito concludere la sua colazione sradicando i rami di un albero accanto a noi. Che dio lo benedica sempre.

Poco dopo, a 30 metri da noi, vicino alla piscina si è potuto intravedere un altro esemplare che mi pareva alto il doppio al paragone con i due nostri vicini di colazione. Doveva essere loro "nonno". Un palazzo su 4 zampe. Mi sono dovuta frenare per evitare di attraversare il prato per raggiungere una posizione migliore e fotografarlo. Non era proprio il caso di sfidare la "temperatura" di altri elefanti più piccoli nelle vicinanze. Un'amichevole spinta con la proboscide e sarei volata su un albero. Con un'infilzata di zanne invece sarei stata il primo spiedino di donna bianca nella storia del parco. Bionda tra l'altro.


Stamane prima di ripercorrere la lunga strada dissestata che ci separa da Chipata, abbiamo fatto tappa da Tribal Textiles, un negozio-laboratorio di batik, del quale avevo sentito parlare a lungo in questi giorni, soprattutto dal Nordico, che lo scorso anno ci aveva speso cifre notevoli, arredandosi mezza casa tipo. Un posto con prodotti splendidi, in un allestimento "occidentale", estremamente curato e del tutto conseguente nei prezzi. Infine anch'io ho speso un po', ma se non avessi badato al portafogli ci sarebbero stati decine di validi altri acquisti di cui non pentirsi e per i quali rischiare l'infarto nell'estratto conto.
Il laboratorio è un grande porticato, lo abbiamo visitato curiosi e osservato l'opera di molti giovani, uomini e donne, nelle varie fasi della lavorazione dei tessuti destinati al negozio.

Dopo pranzo abbiamo poi bilanciato le percezioni, distorte da tanto "lusso", acquistando per pochissimi kwacha/dollari dei graziosi monili venduti dai Rasta di Chipata. Sono un gruppo di artisti giamaicani, li abbiamo incontrati in un capanno semispoglio e abbiamo selezionato i nostri "souvenirs" da una vetrina improvvisata su un tavolaccio, del tutto simile ad una bancarella di strada. Direi African Style ma trattasi di Giamaican Style in realtà.

Stasera incontro con Bridge nel nostro "ufficio" circolare tra i fiori del giardino della missione: gli scavi di oggi sono andati bene, anche se a Konkoni hanno dovuto procedere ad un secondo scavo perchè pare che il rabdomante abbia fallito il primo colpo.
Bridge ha poi tenuto lezione di "Pozzi a regola d'arte" al nostro President.

Alla sua partenza abbiamo discusso un po' tra noi su quanti altri pozzi fare prima di ripartire.
L'intenzione è non esagerare nell'ambizione di scavarne troppi e mal seguiti, e Cuggi in particolare ha dato voce alla preoccupazione di non poter in futuro mantenere la tendenza di un tale incremento annuale, riguardo alle opere dell'associazione. Sulla proposta di focalizzare l'attenzione sull'operato dell'associazione da quando esiste e non sul suo operato nel singolo ultimo anno, ci siamo infine trovati d'accordo nel mettere da parte questo tipo di preoccupazione.
Inutile proiettarsi troppo nel futuro, come ci stanno insegnando anche questi giorni africani, ci saranno sorprese, preoccupazioni, soluzioni inaspettate e che ora forse ora non immaginiamo neanche - proprio come mai avremmo immaginato quest'anno di avere l'occasione di gestire 60 mila euro.

Restiamo focalizzati, positivi e presenti.

La paranoia del giorno per Plettro è aver mangiato - NON SI SA COME - del cibo avariato, cmq cotto, per cui a nostro avviso, non particolarmente preoccupante. Vorrei entrargli nel cervello e disinnescare una volta per tutte il software "paranoia",  nel quale resta intrappolato per ore. E' un aggeggio completamente inutile.
Come si fa? Non mi ascolta.
Adesso metterò in pratica l'unico rimedio valido come antidoto. Metto tutto il mio amore nel bacio che sto per dargli.

Fatto.

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