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giovedì 3 settembre 2015

Nasi bagnati - African Journal DAY 23 - the last one

(Stai leggendo una pagina di AFRICAN JOURNAL - il diario del mio viaggio in Zambia nel 2012.
Trovi il resto sotto l'etichetta Africa. Sì, qui le cose semplici vanno alla grande.
Se vuoi altre info sull'associazione con cui sono partita, scrivimi, orsù: esplorattrice@gmail.com)

h 15:00 - Lilongwe (Malawi)


L'aereo sta per decollare. 
Questa mattina mi ha svegliata il canto di un gallo zambiano e avrei voluto fermare il tempo. E' una giornata colma di malinconia e gratitudine shekerate. 

Dopo la colazione tutti insieme, al momento dei saluti, Padre Temerughet aveva in braccio il piccolo Seth, di 13 mesi, figlio di una coppia di americani che vive in Malawi, sua ospite. 
Mi sono avvicinata e con un sorriso e la guancia appoggiata a quella del piccolo, mi ha raccomandato "Non gocciolare eh", avevo già l'occhietto lucido lucido, da commozione veloce. Troppo tardi, le prime lacrimuccie avevano già preso la loro strada per rimanere in Africa.

A darci il via, per toccare emozioni forti, è stato proprio lui poco prima, raccontandoci delle storie dure ed intense, tratte dalle sue esperienze come missionario in terre più difficili, come l'Uganda ai tempi delle rivolte dei ribelli, alcuni anni fa.
Ha preparato un bello scivolo per la mia già certa commozione in vista della partenza. 



Ci ha raccontato del momento in cui ha ritrovato il corpo del suo compare, amico missionario da una vita. Era stato legato ad un albero ed era passata almeno una settimana dalla sua morte quando lo ha trovato, era già diventato cibo per le bestie della savana - e poi della sua esperienza nelle carceri dove si è trovato persino a prestare del denaro proprio all'assassino del suo amico, perché potesse avere un regolare processo. 
Ci ha spiegato come un suo altro amico missionario venisse derubato ogni notte dai ribelli. In tutta risposta, ogni notte, li faceva pregare - i suoi aguzzini - insieme a lui e li benediceva prima di lasciarli andare. 
Attraverso i suoi racconti abbiamo conosciuto la storia della suora Rachele Passera, da lui soprannominata KissMeQuick perché era solita salutarlo velocissima con dei baci sulle guance - "come aveva fatto una volta anche in mezzo alla cattedrale del Duomo di Milano" - protagonista di una storia incredibile dal quale hanno tratto libri ("Le ragazze di Aboke"), documentari e anche un film (nel quale viene interpretata da Uma Thurman "Girl Soldier") - devo assolutamente vederlo. Questa suora è riuscita a far liberare 110 delle 140 ragazzine che i ribelli ugandesi avevano rapito dal loro collegio, salvando la loro vita da un destino di violenze e schiavitù. 
Ci ha raccontato delle fughe in motocicletta per sfuggire ai comandi armati e sentire racconti così forti da chi li ha vissuti in prima persona è stata una esperienza molto intensa, non ho potuto né voluto evitare di immedesimarmi. Impossibile trattenere le lacrime per me. Eravamo tutti profondamente coinvolti.


"Hai il naso bagnato?" mi ha chiesto Bambo Francis mentre mi avvicinavo al furgone già carico di bagagli e pronto a caricarci per portarci all'aeroporto in Malawi. 
Avevo già pianto praticamente le cascate Vittoria ascoltando quanto aveva appena finito di dire a Piedone il Presidente:
"Il vostro viaggio è pienamente riuscito. Non ci sono mica tanti italiani come voi". 
In questa breve sintesi col sorriso sulle labbra e gli occhi blu lucidi lucidi, abbiamo colto tutta la sua gratitudine e l'orgoglio di averci accompagnato in questa missione di ricerca dell'oro blu. 
"Torniamo l'anno prossimo!" 
"Tornate??" ha chiesto lui con quel suo modo leggero e pieno di stupore così insolito a vedersi sul volto di un uomo della sua età. Era sinceramente speranzoso. L'ho guardato negli occhi e ci ho visto passare il pensiero di un intero anno e l'idea - bella davvero - di rivederci qui insieme, ancora. A 80 anni suonati, non è cosa da poco - non lo è per nessuno viaggiare avanti nel tempo con gioia e speranza. 
Sapevo che questo congedo sarebbe stato carico di lacrime di commozione ma non credevo fosse così tanto difficile salutare questo piccolo immenso pezzo di VITA insieme, eravamo tutti in lacrime, maschietti compresi. Questi giorni sono stati davvero una piccola grande MAGIA, lo abbiamo avvertito tutti, noi e chi vicino a noi ha osservato il nostro percorso qui.

Seduti sul furgoncino asciugavamo le lacrime colme di malinconia, speranza, gratitudine. Qualcosa di indimenticabile.


Da Risola abbiamo bevuto un buon caffè e da lì siamo ripartiti per il Malawi con Mennea alla guida. Mercatino e poi aeroporto.
Momento shopping consolatorio: avrei potuto svaligiarle quelle bancarelle magnifiche piene di oggetti artigianali in legno, dipinti e tessuti, ma il tempo - fortunatamente - era poco. Abbiamo preso qualche regalo e finalmente ho trovato la zebra per mio papà. 
Dopo una trattativa estenuante, un attimo prima di rimettere piede sul furgoncino, con almeno 10 venditori intorno ad allungarci - insistenti - le ultime chincaglierie per le quali avevamo mostrato un minimo interesse, infine mi sono ritrovata per le mani la più brutta statuetta di pseudoZebra della storia dell'Africa. Probabilmente era una iena mai venduta e colorata a strisce per riciclarla. Ma potrebbe essere stata anche una giraffa, nelle intenzioni del suo pessimo scultore. 
La farò a pois, un pezzo unico, proprio come richiesto da papà.
Forse non la guarderà nemmeno ma non importa. E' imperfetta come lo sono tante cose della Vita ma è proprio quella che volevo. Me l'ha chiesta il mio papà. Una zebra - a pois.


Dopo un buon pranzo veloce in aeroporto abbiamo incrociato i ragazzi del terzo gruppo dell'associazione. Io e Corista li abbiamo tramortiti di informazioni. Entusiaste, frenetiche come nostro solito. Una nuova occasione per i 3 maschietti di prendere in giro le nostre modalità da femminucce: mille parole, tremila domande molto spesso ripetitive o improbabili. Siamo molto simpatiche e allegre, in verità.
Siamo forse un po' buffe ma dopotutto senza di noi, non avrebbero riso tanto nemmeno loro. 

Ora siamo nelle nuvole, la terra africana sotto di noi.

ZIKOMO KWAMBIRI Grazie mille. Sale questo sentimento, dal cuore.
Provo immensa gratitudine - come alla partenza, ancor più ora che rientro verso CASA con un bagaglio di emozioni uniche.

Sapevo che avrei trovato un tesoro QUI. Finalmente l'ho vissuto realmente, è profondamente Con me, nella mia storia. Sono davvero molto più RICCA. E non immaginavo quanto. 





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