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venerdì 21 febbraio 2014

Mi è scesa la catena



Sarebbe a dire: sono in panne. Ferma, impantanata.
Sono giornate bigie. Da dormite lunghissime.
Azioni compulsive. Disorientamento persistente.
Quelle giornate in cui qualsiasi cosa, anche la più banale decisione, è iperdifficile.

E mi vergogno.
Che lo so, ho problemi molto superficiali. Niente di serio. Scazzo generale. Niente va esattamente come vorrei. Capricci? sì, un po'.
Ma anche insoddisfazione motivata e diffusa. Democratica.
Niente di definitivo, determinante.
All'apparenza, dico io. Perchè se sto così una chiavica, qualche gancio profondo deve essersi mosso.
C'ho le profondità dell'anima graffiate. Maledizione.

E mi incazzo.
Perchè se ti scende la catena da ferma vabbeh. Ma se ti casca mentre eri in corsa, senza mani, col vento tra i capelli, ti girano un po' le balle. Fai un capitombolo che te lo ricordi.
Me lo aspettavo comunque.
Anche a te capita, proprio mentre sei molto felice, di fermarti, un attimo, tipo ralenty - sguardo che non vede, come nei film, risate in sottofondo - e di pensare chissà tra quanto cambia il vento?
Perchè cambia. Sempre. Te la gufi da sola. Maledizione. Ma è legge.

Tutto cambia.

Amore e odio, per la verità qui sopra. Come si fa?

E quindi, in preda a vergogna e incazzatura, sto proprio un po' di merda.
E lo dico solo ai miei più cari amici. Che carina eh? Solo a chi mi vuol bene e può sopportare, consolare, accettare. (Prove di santità random).
Che a tutti gli altri, sta cosa da molto fastidio.
Come stai? Tutto bene. 
Le balle.
Ma rispondi così, in giro, solo perchè azzardarsi a dire sto abbastanza di merda, grazie non è socialmente conveniente. Nessuno vuole sentire i problemi, le turbe degli altri, di quelli che conosce e basta.
Gli bastano i propri e quelli dei suoi cari. Tutti gli altri non si definiscono tali. Ecco perchè. Perchè non ci sono cari. Semplice.

Va bene.
Sto rompendo mica male pure a te che leggi, eh?
Eh lo so.

Faccio l'attrice. Recito parecchio in questi giorni. Nella vita proprio. Voce allegra, modi sicuri.
Mi devo comunque presentare così a colloqui e provini. Altrimenti meglio starsene a casa in partenza.
E invece a casa non ci voglio stare. Altrimenti è Sonno. Il letto è una zattera su un mare di Sonno. Ma anche il divano non scherza.
Alzarmi al mattino è un vero problema in questi giorni. Ho una calamita sulla schiena, mi incolla alle lenzuola, vostro onore.
Dormire dormire, tutto pur di non sentire questa sensazione ruvida. Apro gli occhi, penso alla giornata, un po' vuota, insoddisfacente. Ai piccoli problemi. E parte un blues nella testa che ciao. Tutto enorme, insormontabile, definitivo.
Metto su della musica allegra, cucino, sto anche facendo dell'attività fisica random, guardo film divertenti.
Cioccolato e vitamine.
Non funziona un cazzo. Sono giorni che mi trascino in queste giornate col rumore di 'sta catena odiosa che è scesa e gratta la strada.

Meditazione. Lo so. Servirebbe quella. La verità è che mi boicotto da sola. So cosa dovrei fare. Ma non lo faccio.
E se poi non funziona? Quante scuse.

Tutt'intorno: Incertezze lavorative. Relazioni farcite di incomprensioni random. Sogni lontani, o forse dietro l'angolo - e quel forse che diventa estenuante. Film mentali, tutti drammatici. Paragoni, che sono il MALE magnum. Il Tempo che scorre via, senza ritorno.
Madò, sono una palla.
Non mi sopporto.
Voglio cambiare pianeta. Scusate ho sbagliato, si può cambiare? Orione? c'è posto per trasferirsi su Orione?
Una vacanza da me stessa, prenderei.

La metto sul ridere. Ma non mi sto divertendo. Al timone c'è una delle ME che detesto.
Dark, noiosa, capricciosa, inconcludente. Incongruente.

Facessi la metà delle cose che sò per stare bene, in forma, avere pensieri costruttivi, starei na meraviglia. E invece niente. Che stronza.
Mi crogiolo. In una pozza di grigiume.
Come mi vergogno.
A te capita?

Lo so, lo so. Poi passa. Tutto cambia. A volte, meno male.

Chiedo scusa. La smetto.




Rileggo.
Mi trovo, mi vedo.. noiosa sì. Ma soprattutto.. severa. A volermi bene non parlerei così di me.
Mi farei due coccole in più, mi incoraggerei.

Non sei stronza, Olivia. Va tutto bene.

Anche queste lacrimucce, vanno bene.
Andrà tutto bene.


Lo posto o no? Questo post, che è solo uno sfogo. Parla di ombre. Mostrarsi vulnerabili.
E' piuttosto pericoloso. Ho uno pseudonimo, certo.

Ma sono vera. 

Eccomi qui.

Chissà che possa servire. A te, a me.

4 commenti:

  1. Mi dispiace un sacco leggerti così giù.. vedrai che presto la catena risalirà, ne sono certa! Nel frattempo ti abbraccio forte :*

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    Risposte
    1. Grazie E. Che poi uno si sfoga proprio per questo no? Per ricevere dell'affetto.
      Grazie. Che mi sopporti, soprattutto. E di un abbraccio forte in più, che serve. Eccome se serve :)

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  2. Sì, a me capita. Come a te, uguale uguale.
    Per quel che vale, condividere secondo me serve sempre.
    Un bacio!

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    Risposte
    1. Si anch'io ci credo a sta cosa della condivisione. Altrimenti non ammorberei il web con le mie paturnie. A me serve scriverne, dirada almeno un po' di nebbia.
      E poi - varrà anche per gli altri spero - leggere che non sei l'unica, un pochino consola. Cioè non sono pazza.
      O forse lo siamo entrambe? ;)
      Che poi essere pazza ha dei vantaggi.

      Adesso non me ne viene nemmeno uno eh. Ma è solo un amnesia temporanea.

      Grazie, davvero Valeria ;) ti rimando il bacio e pure un abbraccio

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