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lunedì 29 settembre 2014

Ri-Conoscersi - African Journal DAY 13

(Stai leggendo una pagina di AFRICAN JOURNAL - il diario del mio viaggio in Zambia nel 2012.
Trovi il resto sotto l'etichetta Africa. Sì, qui le cose semplici vanno alla grande.
Se vuoi altre info sull'associazione con cui sono partita, scrivimi, orsù: esplorattrice@gmail.com)

h 13:10 Chipata


Questa è una mattinata assurda. Innanzitutto piove e ci saranno 15 gradi al massimo. Savana e ombrelli. Un freddo barbino. E sono certa di trovarmi qui nella stagione secca. Pazzesco.

Siamo partiti alle 7:30 in direzione POZE e a seguire, seconda tappa a CHIKUWE. Che poi anche a segnarsi i nomi e a googlearli, non li trovereste comunque ma tant'è. L'unico navigatore satellitare in nostra dotazione è Bambo Francis.

Nel primo villaggio la colata di cemento per completare il pozzo è stata ultimata ad opera del villaggio e la cosa si nota parecchio. Non è stata fatta secondo gli standard e manca anche la scritta Madzi. Ovviamente questo è solo un dettaglio, rimedieremo con le targhette.
In un certo senso anche il fatto che l'estetica non corrisponda agli altri pozzi fatti finora, è un dato trascurabile, tuttavia anche dal punto di vista funzionale ci sono piccoli difetti.
La cosa realmente grave è la modalità di questa variazione: pare che l'impresa di Fox abbia lasciato al capovillaggio dei soldi per comprarsi il cemento e finire il lavoro al loro posto. Ma ti pare? Dovremo fare un gran bel discorsetto a Fox. L'elenco si allunga.




L'altro villaggio che abbiamo visitato in seguito è stato segnalato a Francis da uno dei capitribù Chewa. Quando siamo arrivati sul posto ci siamo accorti di essere al cospetto di un "pezzo grosso" per la sua parlantina: ci ha intrattenuti con un discorso molto commovente, all'inizio mi ha toccata ma subito dopo è diventato stucchevole, troppo costruito. Manipolatorio direi.
Era farcito da numerose esortazioni con incipit "Please" e molte frasi ad affetto, congeniali per un politico. Eravamo infine velatamente infastiditi. Ce lo siamo detti appena si è allontanato: "Vota Antonio, vota Antonio".
La posizione del villaggio, collegato da una strada in buone condizioni e non lontano dalla zona di Kalichero, abbastanza urbanizzata, ci lascia dubbiosi sul da farsi. E le cattive impressioni lasciate dal motivatore di turno, non ci stimolano a decidere per il sì.
Il villaggio di 580 persone ha già un pozzo scavato dal governo. Vista la popolazione già numerosa e in costante crescita, un secondo pozzo è sicuramente utile ma a nostro avviso non così urgente, lo valuteremo paragonandolo alle prossime richieste che riceveremo.


La festa di inaugurazione al villaggio dalle parte di Mpangwe è slittata, causa pioggia e causa alcune altre priorità. L'ennesimo Plan saltato. Ormai è quasi una certezza. Abbiamo avvisato della nostra assenza mandando una persona al villaggio.. dovrebbe essere arrivata un paio di ore prima dell'appuntamento.. mi chiedo se avessero già messo sul fuoco qualche bestia per festeggiare.
Tutt'ora sul cassone della Jeep, sotto la pioggia, è parcheggiata una gallina che si è portato dietro Marlboro: il nostro simpatico driver è tornato in compagnia diciamo. Per la gallina non verranno giorni migliori temo.

Abbiamo lasciato il villaggio di Chikuwe, ne trattengo un ricordo piuttosto insolito e cupo, sia per la pioggia sia perché durante la mattinata si stava celebrando il funerale di un anziano e l'allegria e curiosità che ci accoglie normalmente è stata ovviamente mitigata da questi eventi insoliti.

Ci dirigiamo al "quartier generale" di Curry. Il nostro piano è ottenere uno sconto sul prezzo dovuto per i 3 pozzi da loro realizzati nei pressi di Mpangwe, dal momento che, a differenza degli accordi, sono stati completati con tubi in acciaio NON inossidabile.

Lasciamo il "ring" con la coda tra le gambe: nel cuore della discussione è emerso un PICCOLO dettaglio. Bambo Francis e Tèmerughet avevano dato il loro consenso ad utilizzare i tubi galvanizzati.
Nei giorni di mezzo tra la partenza del primo gruppo dell'associazione e l'arrivo del nostro gruppo, Curry aveva informato i due padri del fatto che non gli era possibile reperire i tubi in acciaio inossidabile (nonostante noi dall'Italia avessimo richiesto questi materiali mesi fa!) e loro hanno dato il loro via libera per chiudere i pozzi coi tubi galvanizzati. In quel momento non c'era la garanzia di recuperare quelli in acciaio inox a breve, perciò il loro gesto è stato logicamente accettabile.
PECCATO che non ci abbiano riferito queste comunicazioni. La cosa INSPIEGABILE è che in 10 giorni di nostre recriminazioni verso Curry, condivise anche con loro due, il cuore della nostra accusa sarebbe stato proprio il loro procedere diversamente dagli accordi senza avvisarci, e i due padri  guarda un po' - non ci hanno mai informati. Robe da matti. Ma soprattutto figura di m. storica con Curry.
Durante la discussione quando è emerso l'imbarazzante dettaglio ci siamo girati tutti verso Francis, riflettori puntati su di lui, gli abbiamo chiesto se avesse realmente saputo questa cosa e lui ha fatto Sì Sì con la testa, con una faccia innocente che quasi mi ha fatto tenerezza. Da prendere a schiaffi.
Per lui non c'era nessun disagio, era totalmente in buona fede. African style. Si godeva la discussione, diciamo. Il punto è che nessuno fino a quel momento glielo aveva chiesto direttamente.
Funziona così: bisogna fargli domande dirette. Altro esempio: Francis hai visto la forma di grana da 4 kili che era sul tavolino? L'hai presa tu?
Ecco, lui avrebbe risposto Sì. E avrebbe aggiunto: Perché? Eravate in pensiero?
Tratto da una storia vera, avvenuta a tavola qualche mattina fa. Il formaggio grana era un regalo per Tèmerughèt e da alcuni minuti ci stavamo tutti chiedendo che fine avesse fatto dal momento che il padre non lo trovava più. E Francis zitto. Poi la domanda diretta. E lui risponde tranquillo: Si, l'ho preso io.
Ci abbiamo riso su, immaginando che all'arrivo di Francis nei villaggi vengano messi in salvo animali e altri beni di valore, per paura che spariscano. Candidamente eh.
Risate isteriche, ecco. Questo ottantenne cleptomane da oggi verrà ribattezzato Padre Lupin III.



Al termine della nostra surreale discussione, grazie al ramadan in corso, abbiamo evitato la rissa con il clan di Curry e pagheremo la differenza dovuta, senza alcuno sconto chiaramente.
A questo punto, chiarito l'intoppo, chissà.. è molto probabile che si torni a lavorare insieme ai prossimi pozzi. L'Africa è così.
Ora siamo diretti a Mpangwe e continua incredibilmente a piovere.

Siamo entrati ufficialmente nella seconda metà del viaggio. Il tempo sta volando. Succedono un milione di cose ogni giorno. Mi chiedo cosa accade a casa. Come stanno mamma e papà, se ci sono progressi nella fisioterapia.

Mpangwe h 17:30

Siamo arrivati al nuovo alloggio. Anche questa volta l'impatto è stato molto strong. Gli insetti, la sporcizia sono proprio qui, sotto ai nostri occhi e nonostante questo, l'ambiente, questa casa/missione ci è piaciuta fin dalla prima visita di alcuni giorni fa. C'è un'atmosfera protetta, accogliente.
I ragazzi si sono dovuti dividere perché hanno a disposizione una singola e una tripla. Il Nordico si è immolato, non ho capito bene se per spirito di sacrificio o se per sfuggire a rumori e odori molesti dei suoi ex compagni di camerata. 
Nel cortile del "convento", sembra un chiosco medievale nella sua struttura, abbiamo trovato - adagiati sull'erba e sotto l'insolita pioggia di questo inverno africano - 3 micetti nati la scorsa notte.
Bambo Francis in silenzio e come prima attività dopo l'arrivo, ha costruito sulle loro teste un riparo con una scatola di cartone e delle vaschette azzurre da bucato. Ora mamma gatta sta allattando i suoi piccoli sotto il suo nuovo improvvisato alloggio. 
Non più di 3 ore fa, Francis ci aveva stupito per qualità non proprio "edificanti" e ora ci ha intenerito e lasciato a bocca aperta ì, letteralmente "edificando" un riparo per i suoi amati amici felini. African Style, ne stiamo apprezzando le contraddizioni. 

La povera gallina rimasta nel cassone della jeep sotto l'acqua torrenziale per circa 80 km è ora parcheggiata in un locale lavanderia, legata per le zampe. Fradicia, al freddo. Povera bestia, non riesco a pensarci. Meglio nascere gatto, pare.



h 20:30

Qua fuori è piena savana, ma la missione di Mpangwe comprende una grande chiesa in cima ad una altura e c'è una intera comunità di persone che gravitano intorno alle attività dei padri. A differenza della missione di Tèmerughet, nella periferia di una grande città come Chipata, qui non c'è una recinzione a proteggere la struttura.
Prima mi sono affacciata all'ingresso e un ragazzo mi ha fatto un po' di domande sull'Italia: quando gli ho raccontato che vivo con il mio compagno ma non siamo sposati, ha strabuzzato gli occhi. 
Gli ho spiegato che l'Italia è quel paese a forma di stivale, che l'università da noi può durare 3 o 5 anni e che il mio lavoro è recitare, faccio l'attrice. Ho provato a spiegargli meglio in cosa consiste ma non aveva l'aria di aver afferrato. In effetti, sul fatto che sia un lavoro, incontro le stesse difficoltà di comprensione anche con molti italiani. E pure con me stessa se è per quello.
E' il primo zambiano che incontro ad essere curioso ed interessato a conoscere lo stile di vita di noi "stranieri". Da qui passano molti europei da quanto ho inteso, l'apertura della sua mente verso il diverso è già allenata, penso. 

Più tardi ho rimesso nuovamente fuori il naso dal nostro "ostello" per capire da dove provenisse il canto che sentivo in lontananza: c'erano delle donne e ho chiesto loro di cosa si trattasse. "Stanno cantando perché provengono da diverse parrocchie" - "Ah è un meeting ho capito", gli ho risposto e lei ha aggiunto "Yes, don't worry. Sono felici di vedersi" e rideva. Cantano insieme. E' semplice in effetti, ma per me non era così scontato, pensavo fosse in corso una cerimonia o una messa o chissà cos'altro a quest'ora della sera. Invece è solo un incontro, e dal momento che sono felici di vedersi, cantano. 

La prima cena in questo nuovo alloggio più spartano, ci preoccupava un po' ma è stata del tutto simile a quella da Padre Tèmerughet. Verdure gustose, carne, minestre. Semplice, vero. Non so se sia la qualità del cibo o la qualità di questo continente in generale, ma i sapori sono straordinari. 
Abbiamo cenato raccontando della nostra gita al parco safari al nuovo Padre che ci ospita, per poi radunarci infine nella saletta tv a guardare le olimpiadi in corso. Intanto sistemiamo le application dei villaggi e io mi dedico al diario. 

Continua a piovere, e pure forte. 

Bambo Francis ci sta dando una mano con le application. Ricordare i nomi e non confondere i diversi villaggi sta diventando complicato: sono molti e l'assenza di una mappa non aiuta a memorizzarli. Le nuove informazioni sono molte e complesse. Con Corista abbiamo iniziato a compilare uno "schema" con tutti i dati, ne verrà fuori un riassunto da pubblicare in rete e ci piacerebbe fornire anche le coordinate gps per localizzare sulla mappa la posizione di ogni pozzo costruito dall'associazione. 

La cosa che preferisco delle olimpiadi è vedere la commozione e l'emozione degli atleti. Il linguaggio del corpo e le espressioni sui visi sono un codice comune, universale e comprensibile per tutto il genere umano, al di là della razza e della cultura di appartenenza. 
E così sono i sorrisi e le reazioni che vedo sui volti dei bimbi, delle donne e dei pochi anziani, che incontro qui.
Siamo tutti uomini e ciò che ci accomuna - la base che ci permette di comunicare e di "riconoscerci" ovunque nel mondo - si riassume nelle emozioni e negli atteggiamenti essenziali: stupore, gioia, paura, curiosità, apertura o chiusura. 
Sorrisi e lacrime sono gli stessi, spontanei e profondi, in ogni angolo del mondo. Almeno Credo. Spero di avere il privilegio di confermare questa idea con l'esperienza: vorrei continuare a scoprire il mondo come sto facendo ora. E' magnifico "Ri-Conoscersi" nel prossimo. Emozionarsi con le persone. Capirle. Oltre ogni differenza. Incontrare sé negli altri.

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